Cookie Consent by Free Privacy Policy website Cortina tra le Righe ha aperto con la tv
luglio 12, 2018 - Fondazione Cortina

Cortina tra le Righe ha aperto con la tv

Il ricambio generazionale, la manipolazione delle notizie, la “dittatura” dell’audience, le doti del giornalista del futuro: due giganti della televisione, 

il direttore di Matrix #alessandrobanfi e il “massmediologo” #carlofreccero, moderati da Massimo Mignanelli del TG1, hanno aperto la quarta edizione di Cortina tra le Righe. 

Cortina d’Ampezzo, 11 luglio 2018_La #tv ci guarda: è la nostra finestra sul mondo ma al tempo stesso è un occhio puntato su di noi, al punto che è impossibile capire da quale parte dello schermo/specchio ci troviamo. Parola di due giganti televisivi, #alessandrobanfi, direttore di Matrix, e #carlofreccero, “massmediologo” e autore televisivo, membro del CdA della Rai, in precedenza direttore di Rai 2, presidente di RaiSat e direttore di Rai 4, canale digitale della Rai. 

Con Banfi e Freccero si è ufficialmente aperta, ieri sera, al Cristallo Resort & Spa, la quarta edizione di Cortina tra le Righe, settimana di formazione ad alta quota.

Chi per mestiere racconta la realtà, ovvero la costruisce, la smonta, la decostruisce con un accurato lavoro di montaggio e storytelling, si incontra nel salotto di Cortina per riflettere sui meccanismi interni della #comunicazione, senza filtri. 

Tra i temi rilanciati durante il dibattito, l’annuncio dato nei giorni scorsi da Enrico Mentana: il volto simbolo di La7, in un prossimo futuro, desidera creare un giornale online assumendo esclusivamente dei giovani, per favorire il ricambio e dare spazio a una generazione di giornalisti capaci e preparati, arenati nella palude della precarietà. “Questa, di Enrico, è un’idea bellissima” ha commentato #carlofreccero. “È tale, oggi, la differenza tra l’outsider con partita Iva e l’insider con il posto garantito che provo un sincero imbarazzo. Non sempre i migliori sono quelli assunti in redazione, bisogna ricominciare a premiare il merito”.

Nel suo intervento, Alessandro Banfi è partito dai “fondamentali”: il rapporto tra tecnologia e ruolo dell’informazione, alla luce del fatto che “il medium è il messaggio”. Quindi con un rapido excursus ha raccontato l’evoluzione del piccolo schermo, dal 1954 ad oggi, focalizzandosi sull’informazione. “Il telegiornale, strutturalmente, richiedeva grandi mezzi e grande organizzazione a monte, e una direzione forte e centralizzata. Anche le dirette erano previste con grande anticipo” ha ricordato. “Ora si trasmette in tempo reale. La tecnologia necessaria è in mano a chiunque sia dotato di un cellulare: le dirette televisive si fanno con le carte Sim in 4G dei telefonini, e i siti dei quotidiani offrono centinaia di video al giorno”. Un’immediatezza che nasconde dei rischi. “La notizia oggi è gratuita, spesso non verificata, a volte indistinguibile dal pettegolezzo, viaggia istantaneamente ovunque. Non è più la versione più attendibile e riscontrata da diverse fonti dei fatti. Quindi vale sempre di meno”. 

Nessuno è in grado di prevedere dove ci porteranno tutte queste novità. Oggi sono todos caballeros, tutti giornalisti, oppure no? Una cosa è certa, conclude Banfi: “C’è qualcosa che non passerà mai di moda agli occhi del pubblico: sono le doti che deve possedere un giornalista. Curiosità e onestà intellettuale, applicazione intensa nello studio dei testi, libri e articoli, controllo delle fonti. E sensibilità, ovvero capacità di percepire ciò che accade in anticipo, come Giovanni Arpino, che parlava di società liquida 20 anni prima di Bauman”. 

Anche Carlo Freccero ha esordito raccontando la #tv di una volta: “un servizio pubblico nato con l’obiettivo di alfabetizzare il pubblico, una rete con a capo un direttore a cui spettava ogni decisione, una proposta incentrata su ciò che di meglio esisteva all’epoca”. Un’epoca pionieristica che, come spiega il “massmediologo” Freccero, si è conclusa negli anni ’70. Solo allora la televisione ha iniziato a creare un proprio linguaggio, decostruendo i generi, il quiz, il varietà, l’informazione. È stato un momento di rottura, con il moltiplicarsi delle reti e delle offerte. È comparsa finalmente una parola magica, al centro di una rivoluzione culturale: audience”.

In un ribaltamento dei rapporti di potere, gli spettatori hanno iniziato a dettare l’agenda al direttore, e perfino i contenuti. In questi ultimi anni lo scenario è mutato ancora. “Il pubblico stesso è il contenuto e il protagonista. Lo si nota nei quiz: prima vincevano i competenti, oggi l’uomo qualunque, perché tutti devono poter partecipare e identificarsi in ciò che vedono”. #carlofreccero ha sempre saputo assecondare ogni cambiamento. Perché, ama ricordare, la #tv ha una sua matematica, delle regole fisse e precise. “Non si lavora sui contenuti, ma sui sentimenti, l’emotainment. Anche i programmi della De Filippi rispecchiano le figure retoriche del classico melò, l’agnizione, la riappacificazione. Format e storytelling sono i due dispositivi che dominano #tv e spettacolo, e perfino l’informazione”. A rischio di manipolazioni. “Dare informazione a chi non possiede una formazione è pericoloso, sfocia nella propaganda, in Cambridge Analytics. Noi informatori abbiamo bisogno di un pubblico formato, anche per ridimensionarci un po’. Possiamo favorire il pensiero critico, ma senza calarlo dall’alto, come un corpo estraneo. Va inserito nel discorso. Solo così possiamo far balenare un istante di verità all’interno della società dello spettacolo”.